mercoledì 30 luglio 2008

post per enigmisti.



guardate questa foto. cosa c'è che non va?
niente? non notate proprio niente?
si, va bene, le sedie....si si, ok, il cuscinone per il divano... e poi.... una busta rossa sulla destra...
una parabola appoggiata a sinistra...
e poi?



e poi???
e poi questo. questi fili un pò così, a vista, disinvolti, quasi fru-fru...
la morale di oggi è: non c'è bigliettino che tenga contro la muta determinazione di un elettricista con poca testa e zero voglia.








martedì 29 luglio 2008

nel blu

la presente foto nulla aggiunge a quanto fatto. ma mi piaceva troppo, indi ho deciso di metterla :-)

lunedì 28 luglio 2008

kitch, camp, o fish?

da alcuni mesi a casa si svolge una intensa discussione sul valore artistico di questo oggetto. dicesi lampadario, che ho comprato a seguito di colpo di fulmine, al mio negozio preferito (ormai lontano, sigh :( ) dopo un comico tirammolla che ha divertito gli astanti.
insomma, eccolo, il mio pregevole acquisto, in tutto il suo splendore.
io lo trovo adorabile. chiunque lo abbia visto, compresa mia mamma che di acquisti trash nella vita ne ha fatti, lo ha trovato sinceramente orribile.
io l'ho già detto mi sa, lo trovo commovente.
e lotto da mesi per dargli una giusta collocazione, visto che ogni posto che gli trovo mi viene cassato senza appello (ingresso? naaaa... cucina? naaaa.... salone? NO!)
io sostengo il valore del kitch, r. dice che non ho letto labranca e quindi non posso capire che la giusta e unica definizione è camp.
per ora ho quasi ottenuto che stia in cucina, anche se è senza portalampada (pure!) e io si sa sono negata per tutto ciò che è manuale, indi dipendo totalmente da r. per la sua riparazione...
ma voi, come lo trovate?

la porta del nonno

questa, invece, è una porta ex-a bussola che viene dalla vecchia casa dei miei nonni paterni.
f, magicamente, è riuscito a montarla senza imbotte (altrimenti nota come intradosso, quante cose s'imparano a metter su casa...), cioè nel senso, direttamente nel muro, come porta del bagno principale.


NB: si rende noto all'orbe terracqueo che la porta è stata selezionata, indi fortemente voluta dalla mia etc etc ed è solo e soltanto grazie al suo infinito buon gusto e alla sua inimmaginabile lungimiranza che ora il bagno principale ha una soglia degna d'essere varcata.

vietato leggere

questo è quello che sta facendo m nel salone.
mi raccomando: non si può fare pubblicità, quindi evitate di leggere le scritte sui cartoni di... "camminamento" ;D

venerdì 25 luglio 2008

da ieri.

Da ieri è arrivato m. a montare il parquet.
Dopo avere aspettato diversi giorni che il legno arrivasse, che prima pareva fosse arrivato dal Belgio ma fermo al porto (dal Belgio? via mare??), che poi invece era arrivato al porto sì, ma quelllo di Genova (Genova? dal Belgio??), alla fine m. o forse r. si è scocciato e ha concluso. Ottenendo lo stesso legno 3 mm più spesso, prezzo stracciato.
E così è arrivato il parquet. Scatoloni lunghi lunghi. m. ha fatto un bel buco nel massetto, che a vederlo sembra il buco che faceva nell'anguria Soldino, ricordate?
E con il suo igrometro a carburo ha misurato. umidità residua 3%. Ha telefonato: non va bene. Ha ritelefonato: anzi no, si, va bene, il 3% per un massetto lecacem fast equivale al 2% per un tradizionale. Comincio la posa, dice.
Arriviamo a casa, e lo troviamo che invece spalma una resina sul massetto, con un rullo fa avanti e indietro, e sembra una brava massaia. Ci ho ripensato dice, preferisco dormire sonni tranquilli.

Che strani personaggi questi che mettono il parquet.

Poi arriva il suo "aiutante". E' un uomo di età indefinibile, che cammina rigido come un bastone. Ha mal di schiena, ci spiega.
Hai i baffi neri ed i capelli indietro, ed è rosso, ma rosso come un peperone, veramente. Porta una maglietta senza maniche rossa anche lei, con sopra scritto una cosa tipo "wild surf", improbabile, un paio di braghe al polpaccio e ciabattine infradito.
Io fisso le sue scarpe, e mentre lui parla penso ai cantieri, alle norme antinfortunistica, ai d.p.i. dispositivi-di-protezione-individuali.
Ci racconta scampoli della sua vita, del suo male alla schiena, dei suoi lavori. Sempre muovendosi a scatti, rigido.
Poi vede le plance del parquet che io e r. abbiamo poggiato a terra in salone, per montarci su a piedi scalzi e provare come ci si sente. Gli si illuminano gli occhi, si china e carezza le tavole. Che bel legno, dice.
m. comincia a raccontargli come e a quanto ha strappato il legno al venditore, quello che sta a Certosa e si fa arrivare il legno dal Belgio passando via mare dal porto di Livorno, anzi no, di Genova.
Se la ridono insieme, novelli Robin Hood, anzi no, Robin Wood.
Poi di nuovo si gira, guarda le tavole, le carezza con gli occhi. Che bel legno dice, che bel pavimento verrà - si rigira - mi guarda, specialmente se a montarlo sarò io. E ride.

Che strani personaggi questi che mettono il parquet.

giovedì 24 luglio 2008

distressor

C'è una legge dell'uomo non scritta secondo la quale Ogni esemplare maschio desidera un compressore (ora è scritta :p ). Secondo alcuni, inoltre, dopo una certa età l'esemplare maschio quando va al supermercato compra almeno 3 kili di pasta alla volta. Poi magari è uno di quelli con la dieta a basso tenore di carboidrati per cui non ne mangia più di 70 grammi al giorno, ma sempre tre chili ne compra.
Sta di fatto che unO vuole il compressore. E' vero anche che spesso il desiderato scala verso il basso nella lista delle priorità perchè va bene che non hai idea di quante cose ci si possono fare, ma insomma. Quindi sì, lo voglio, ma con calma. Resta lì, desiderato e non posseduto. Un po' anche come i dylandog: non li compri mai, ma se passi a casa dell'amico che li colleziona, uno te lo leggi e magari due o tre li chiedi in prestito.
Comunque vorrei sapere quanti esemplari maschi guardando la foto vedono il caminimal, i tagli, oppure soltanto un compressore :D

lunedì 21 luglio 2008

venerdì 18 luglio 2008

Oggi è un giorno che i ciechi



me lo avevano detto. mi avevano avvertita. e lo avevo anche visto in giro. coppie più o meno giovani che si aggiravano idrofobe per negozi di mobili e rivenditori di sanitari, piastrelle, lampadari. donne che facevano racconti lunghissimi - e pallosissimi - su prezzi misure colori altezze larghezze.
mi ero detta, no, io no, sono troppo razionale-alternativa-democratica-scafata-della-vita, per ridurmi così. noi ci stiamo semplicemente ristrutturando una semplice casa.
c'abbiamo fatto anche il blogghe - come dice r. - per esorcizzare.
ma nn è servito a niente.
siamo alla frutta.
e alla sera di una calda giornata di luglio, dopo che tutti - gli altri - sono andati al mare e noi - cornuti - siamo stati a lavorare, si va a guardare i lavori. e a riempire le pareti di minuziosissimi avvisi per "i lavoranti". debitamente fotografati poi, chè quando il lavorante poi dovesse dire - lo dirà, lo dirà... - 1. che non avevamo detto così 2. che non aveva capito 3. che è troppo tardi, noi la tiriamo fuori. la prova.
si attendono parole di conforto.

lunedì 7 luglio 2008

l'orgoglio del progettista

co-progettista ;-)

il bagno di luce.


fuoco amico.

anche sul camino, come sulla libreria, se ne sono dette tante... r. difendeva a spada tratta la sua ideadicamino, proprio così, tutto attaccato.

una specie di idea primordiale, su IL camino, della quale (idea, che poi r. si lamenta che io scrivo un italiano tutto mio) teneva appiccicata una immaginetta a mò di sant'agata nella sua cameretta di bambino. ca-rino, il ca-mino, niente da eccepire, che dopo qualche ricerca abbiamo appurato essere un luigi xv, quindici attenzione, non xvi, che è tutta una roba diversa ad angoli vari e piena di fregetti.

insomma, ci siamo messi alla ricerca, complice ebay, di questo benedetto camino... scoprendo che era praticamente introvabile, e di prezzo improponibile...


dopo esserci intristiti un pò, più r. che io in realtà, che di sogno da bambina ne ho un altro e ben più irrealizzabile, abbiamo detto basta! facciamo il pane con gli ingredienti che abbiamo.


e così mentre abbassavamo una porta per la nostra casa per bassi, abbiamo recuperato un architrave di pietra serena... e con altri due che f. ci ha trovati in giro, eccolo qua, il nostro minimal-rustico-economico camino.

















vi piace? a noi sì :-)

venerdì 4 luglio 2008

e siccome l'appetito vien mangiando...

ci siam detti: ma perchè non fare due tre scaffaletti nel ripostiglio?

tra il dire e il fare...

... ci passano in mezzo... le viti i trapani gli avvitatori le staffe....

ricordate fibonacci?

e i nostri calcoli? e le nostre misure? e i nostri pensosi pensieri?

eccola qui allora, la nostra libreria, il fulcro della casa!

ccioè perchè ssai... noi siamo un pò così... leggiamo tanti libbri... e insomma... non sappiamo mai dove metterli... speriamo bbasti...


et voilà!! bella vero? tutta in cartongesso, tutta fatta rigorosamente da quel santo di f. ché noi, detto fra noi, è meglio che scriviamo un blog, che di pratico non si sa fare nulla... ché su di me lo sapevo, su di r. lo sto apprendendo via via :-)



che luuuuungo....




....che streeeeetto....







.... che aaaaaalto.....


post didascalico: il bagno piccolo.




visto da fuori







visto dall'uscio (comincio a parlare toscano, che credete... :-) )







da sotto in su... ecco l'azzurrino dei mille tentativi...



Mirror



eccola. la cucina ikea. infine. seppur coperta da qualche cartone, nella sua - secondo noi - bellezza discreta.

mercoledì 2 luglio 2008

Sull’IKEA

Si mormora che l’ikea sia out.

Possiamo dire tranquillamente che io appartengo agli ikeisti come dire, di ‘seconda generazione’. Quelli che hanno cominciato tanto tempo fa, hanno avuto la loro bella fase di rigetto, ed ora si approcciano alla questione con occhio diverso. Per fortuna poi sono sempre stata immune dalla passione incontrollata e compulsiva per le cazzate, tutte quelle piccole e colorate cose che lì per lì fai urletti di giubilo, e ti compri perché sei troppo povero per permetterti un mettiamo, mobile, e poi visto che è la somma che fa il totale, alla cassa poi vedi…

Ho sentito in questi anni tutti i tipi di riflessione possibile sull’ikea. L’apice è forse stata la discussione fra l’amico precario-sensibile e l’amica eco-sensibile, ove il primo argomentava che all’ikea lui non compra perché i lavoratori fanno turni da schiavi stile mcdonalds, e lei ribatteva che hanno un approccio profondamente ecologico sulla scelta del legname e sulla logica degli imballaggi, per cui lei preferiva l’ambiente ai lavoratori. Che dire. Surreale.

PUNTO PRIMO: L’IKEA COSTA POCO
E io questa è una cosa che apprezzo molto. Ma non solo come potrà malignare qualcuno che – dice – mi conosce a fondo, perché sono una notoria tirchia. Non solo perché oggettivamente noi di soldi ne abbiamo pochi, forse anche meno di quelli che servono per comprare una cucina ikea.

Apprezzo proprio l’idea che costi poco, mi sembra che questa cosa aiuti, come dire, a non caricare di significati enormi una cosa in fondo semplice come comprarsi una casa, metterla a posto, trovare dei mobili. E’ geniale secondo la loro nuova campagna pubblicitaria, dove si vantano proprio che costi poco, in questo mondo dove essere povero pare sia una colpa.

Detesto i significati enormi, l’enfatizzazione delle cose, il troppo parlare o il troppo ricamare. Poi in casi come questi porta sfiga secondo me. Detesto il vuoto parlare di vuoti personaggi che ho bene in mente per conoscenza diretta, di solito donne ahimè, che esordiscono con “ah beh, per una cucina meno di 15.000 € non si può proprio spendere”. QUINDICIMILA EURO??? Non posso? Io non posso? E chi lo dice, scusa, che io non posso?

Ecco, mi si risveglia il lato punk. Mi viene voglia di accamparmi in cucina con un fornello da campeggio, senza sedie, accucciata a terra a girare in un tegamino traballante con il manico di un coltello una improbabile zuppa. Divento selvaggia.

Del resto in genere sono le stesse persone che poi proseguono con “e poi insomma, dura vent’anni”. Ecco, a me il pensiero che ci sia qualcosa che duri vent’anni nella mia casa mi mette i brividi. L’unica cosa a casa mia che vorrei durasse almeno vent’anni è l’amore per il mio etc etc. Il resto lo preferisco labile, intercambiabile, vorrei avere almeno l’illusione che se mi gira/ci gira il belino di cambiare aria questo sia possibile, senza dovere stare là a pensare alla cucina, a quanto l’abbiamo pagata, a dove la mettiamo visto che abbiamo deciso di andare a vivere in una roulotte. E’ infantile, lo so, ma è un piccolo pezzetto del mio essere che mi tengo ben stretta, mi permette di sopravvivere e di non morire di tristezza fra tutti i devo della nostra vita.

PUNTO SECONDO: SANNO COSA E’ IL DESIGN
Loro hanno assunto i designer per fargli progettare le cose. Designer. Loro. Mondo convenienza, o MercatoneUno, non mi pare.
Certo Scavolini sì – adoro la cucina di Pininfarina – ma non mi piace quello che ci sta sotto. Nel catalogo Ikea, ti fanno vedere le loro facce, e i loro prodotti. Ti parlano di “forma e funzione”. Non so se ci rendiamo conto, è un depliant che ti arriva nella buchetta come quello del peggiore discount, quelli con lo sfondo azzurro e tutte le foto delle cose in offerta… che io alla seconda pagina sono già morta di tristezza.
Forma e funzione.
Loro non sono come noi, che dopo essere stati negli anni ’50 – ‘60 e forse inizio ’70 i re del design a prezzo accessibile, per tutti, ora facciamo solo cascettoni squadrati modello “tabbuto” a prezzi indecentemente improponibili che presentiamo in Fiere del Mobile piene di fuffa. E basta. Non è possibile comprare una cosa italiana a prezzo decente. Si si, la qualità. Si si, la filiera. Si si, la tradizione. Ma se io non navigo nell’oro, potrei anche io per favore avere qualcosa di carino in casa?
L’accesso alla bellezza non è un diritto?

Certo, ogni volta che entro all’ikea dopo un po’ divento nervosa, con tutti quei “dlin dlon! questa settimana le nostre famose polpettine ripiene di merda a soli 20 centesimi cento! passa dal banco informazioni!”. Dopo un po’ che giro comincio a sentirmi nel fantasticomondodellikea, mi aspetto che sbuchino elfi o fatine da ogni angolo.

Certo si diventa tutti un po’ ridicoli, a furia di guardare il catalogo per capire/decidere cosa ci piace e soprattutto cosa ci possiamo permettere, parliamo una lingua particolare, l’ikeese.

Certo, anche loro tendono a fare il loro bel lavaggio del cervello, e dal loro catalogo strombazza in prima pagina un “La tua casa. Il posto più importante del mondo”. La mia casa? Addirittura! Un messaggio non troppo educativo. Della serie chi-se-ne-frega dei vicini. In culo gli asili. Chi-se-ne-frega dei teatri, le palestre, gli stadi. Chi-se-ne-frega della polis insomma, chiudetevi a doppia mandata nella vostra bella casetta e sdraiatevi sul vostro divano EKTORP.

Ma come ho premesso all’inizio, io sono una ikeista di seconda generazione, e questi messaggi, a me, mi fanno un baffo. Del resto sono solo svedesi, mica perfetti. Non sanno niente da quelle parti là, della polis, della piazza, del passeggio, del cazzeggio in giro solo perché c’è il sole, del sedersi al bar a guardarsi attorno per ore. Del resto, da loro, fa freddo. Da noi, per fortuna, no.