mercoledì 31 dicembre 2008

martedì 30 dicembre 2008

non siamo mica ai caraibi

Qui c’è qualcosa che non torna.
Prima quasi due mesi di pioggia. Due mesi. Sessanta giorni in cui ha piovuto tutti i giorni, con qualche pausa di qualche ora o al massimo di un giorno. Sessanta giorni nei quali non abbiamo potuto fare una lavatrice tranquilla, in cui è stato tutto uno spostare panni da fuori a dentro, con cadaveri che ancora adesso stazionano sui termosifoni. Ora sono tre quattro giorni che è arrivato un freddo bestiale, di quelli che arriviamo a casa la sera piegati a metà, e poi per scaldarsi brodi e the e grappe.
Mi sono anche interrogata su questa cosa qua, del freddo, mi sono chiesta se non sia la solita percezione della solita siciliana che comunque per lei caldo è dai 40 in su e sotto i 10 comincia a rognare. Io odio il freddo, con tutto quel vestirsi e spogliarsi e rivestirsi e rispogliarsi. Che ppalle.
Poi c’è la storia del sapersi vestire. Non mi ricordo chi mi disse una volta che i meridionali si distinguono per questo: dopo vent’anni al nord ancora non si sanno vestire. Io appartengo alla categoria, senza ombra di dubbio. Sono sempre vestita troppo leggera. E’ una specie di incapacità di arrendersi all’evidenza, una ribellione allo status quo.
Ieri per esempio siamo usciti per pranzo. Dopo circa un’ora di indecisioni su cosa mi metto con cosa, sono uscita con la gonna e le calze, e sopra un maglione a maniche corte. Si proprio così, a maniche corte. Con poi sopra un cappottino leggero, con maniche aperte, pronte ad incanalare spifferi peggio della galleria del vento. Chiaramente dopo un minuto esatto di permanenza all’esterno ero completamente congelata.
Il primo inverno a Parma a gennaio mi presi una bella bronchite, con dieci giorni di febbre a 39 e ½. Mi ricordo che un vecchio geometra del mio ufficio, quando poi tornai al lavoro, mi spiegò che di notte, per evitare di stare male per il freddo, mi dovevo mettere una sciarpa attorno alle reni, che se sono calde le reni poi il corpo piano piano si riscalda. Era vero.
E adesso siamo qui a Livorno, ad esplorare tutti i segreti del libeccio e del grecale. Ora, a qualunque livornese io abbia chiesto, subito ha risposto che non è sempre così, che questo è un freddo eccezionale. Speriamo, anche se diffido dei pareri delle genti innamorate della propria città. Sono sempre parziali. No, perché io nel cambio di stagione ho anche buttato un vecchio piumino, di quelli neri un po’ lunghi che si usavano un po’ di tempo fa, dicendomi: tanto dove vado adesso non mi servirà più! Che devo fare?

lunedì 29 dicembre 2008

perde


L’altra mattina mi sveglio, mi alzo, e trovo r. già nello studio davanti al computer. Aria tetra. “L’acquaio perde” mi comunica deciso. “Ah” ribatto io vaga, per nulla desiderosa di addentrarmi in un ginepraio di prima mattina, senza manco avere bevuto il caffè. “Ma non c’è problema” prosegue lui, “ho già fatto la foto e l’ho spedita a f.” (*). Nel frattempo me la apre, la foto, e me la mostra. La guardo, e una sottile inquietudine mi attraversa. Non saprei bene come definirla, una sensazione alla brazil, il pensiero di un futuro in cui le cose rotte della propria vita, dolori ansie fallimenti, vengano immortalate in una foto, come questo povero acquaio, nudo di fronte a noi, in attesa che qualcuno le ripari. Alzo la testa e guardo r. Chissà se anche lui pensa le stesse cose. Vorrei chiederglielo, ma mi trattengo: essere strane è un diritto, non approfittarne è cortesia.

(*) f.=tipo dell’impresa che ci ha fatto i lavori NdR

domenica 28 dicembre 2008

Stefano vs Giovanni

tradizione isernina in cucina spesso significa tradizione campana. e infatti, il 26 dicembre, santo stefano, si usa cucinare la zuppa alla santè, una zuppa davvero buonissima benché non così light come si richiederebbe dopo le epatofatiche natalizie.

la ricetta originale è un po' lunga ma affatto complicata: prepari millequattrocento polpettine di carne, parmigiano, prezzemolo, aglio, pangrattato, le friggi e le metti da parte. inutile stare a metterle su un foglio di carta assorbente...
prepari un brodo di tacchino, carota, cipolla, pepe, bello ristretto e saporito, ci cuoci dentro due o tre cosi di scarola e ci butti le polpettine fritte.
poi friggi sette otto etti di cubetti di pane e riduci in cubetti un pajo di scamorze (ho detto scamorze, non mozzarelle o fiordilatte).
sistemi nel piatto pane fritto e scamorze e ci versi sopra due o tre mestoli di zuppa.
yum.

ora, quest'anno, per cause di forza maggiore, io e la mia etc etc abbiamo passato il natale soli soletti nella nostra legornhouse, senza parenti nè d'una parte né dell'altra. ci siamo trovati quindi davanti ad alcune scelte, tipo: che si fa? facciamo l'albero? lo facciamo il presepe? insomma, giochiamo a natale o facciamo gli alternativi per forza che noi poi figurati il natale?
direi che ci abbiamo provato, e neanche con cattivi risultati.

l'albero, grazie a j e l, l'abbiamo fatto; il presepe (o presepio) anche, grazie ai pupazzetti di quando ero piccolo che mi ha spedito mia madre, insieme a un po' di palle (e tutti gli angioletti e le lanterne che ha spedito MIA madre? e la capanna, cosa FONDAMENTALE per il presepe, eh??? NdEtcetc)
il cenone della vigilia non c'è stato per questioni lavorative, ma il pranzo di natale ce lo siamo organizzato per benino, con tanto di candelabro e candele rosse.
il 26, santo stefano appunto, siamo stati invitati a pranzo da m e gl, con tonnellate di cibo spettacolare preparato dalla mamma di gl. quindi un po' per necessità, un po' perchè mica possiamo fare tutto secondo le regole, macchè, la zuppa alla santè è saltata al 27.
e allora ci siamo messi ai fornelli e abbiamo preparato la versione light di questa zuppa, chè vabbè che a casa di m&gl s'è mangiato tanto, ma arrivare ai livelli calorici di mia madre non è mica uno scherzo.

e allora natale light, zuppa alla santè light: le polpette non sono state fritte, ma cotte direttamente nel brodo; il pane non è stato fritto ma tostato; la scamorza non c'era. altra piccola differenza: le polpette erano parecchio più grandi di quelle minuscole che sono abituato a veder nuotare nella zuppa. in compenso erano buonissime. così come la zuppa.

è chiaro che qui a legornhouse, da oggi in poi, la zuppa alla santè si farà light e a san giovanni: un cambio di santè.

mercoledì 24 dicembre 2008

parcheggio


quando vedemmo per la prima volta la casa dove adesso viviamo, i nostri amici livornesi commentando la zona ci dissero: "bello il centro, ma con il parcheggio c'è da impazzire!" noi devo dire impavidi abbiamo perseverato, ed ora eccoci qua, a due passi dal seghieri e dall'isola pedonale, insomma in pieno centro.

certo parcheggiare è un casino, specie ad alcune ore è veramente un'impresa, ci sono giorni poi in cui tutti escono, tutti vengono al centro, e là veramente si rasenta il delirio... certo, ci siamo anche adattati a soluzioni di parcheggio "creativo" che mai prima ci sarebbero venute in mente... ma il problema, quello vero, non è tanto trovare parcheggio, quanto ricordarsi poi dove si è parcheggiato, visto che a volte si fanno diversi giri, e poi c'è "qualcuno" che nn è proprio dotato di una memoria... ehm... come dire... ferrea.

per esempio stasera r. si prepara per andare al lavoro. esce di casa di buon'ora, con la sua bella schiscetta per la cena. dopo un quarto d'ora mi chiama sul cellulare: "amore, gli manco già" penso io mentre rispondo... con voce un pò nervosa mi comunica che ha girato tanto, ma la macchina nn la trova, e ora prova ad allontanarsi ancora dal centro. dopo un altro quarto d'ora mi suona il campanello di casa "oh che bello l. è passata a farmi un salutino" penso io. invece no, sempre r., che già più agitato mi chiede di tirargli giù le chiavi della mia macchina, che andrà al lavoro con quella. passano dieci minuti, altra telefonata: "la tua macchina non parte, hai la batteria a terra, torno indietro". ormai la voce è spezzata. mi metto in fretta scarpe e maglione e scendo giù per aiutarlo a cercare, ci divideremo le strade.
anzi no, meglio che io prenda il motorino, così cerco più in fretta. comincia ad essere veramente tardi. risalgo di corsa, prendo casco e documenti. scendo, lui nel frattempo si è rimesso alla ricerca. cerco di accendere il motorino, niente. riprovo, niente. nonostante la statistica sia dalla mia parte (è impossibile che anche il motorino non parta) mi sento rassegnata a risalire, mollare casco e documenti riscendere e mettermi alla ricerca correndo. invece parte, finalmente! faccio il primo giro, guido con difficoltà, troppa gente in giro, pedoni e carrozzine che spuntano a piedi da tutte le parti, macchine nervose.

io odio la vigilia di natale.

al secondo giro la trovo, chiamo r., gli dico dov'è. lui ormai è tanto nel pallone che non capisce quasi la via. arriva, mi saluta in fretta e va via.

ora, urge trovare una soluzione. che facciamo? una foto con il cellulare ogni volta che si parcheggia? attacchiamo una lavagnetta all'ingresso, per scrivere via e numero civico appena entrati?

voi cosa consigliate?


p.s. nella foto una strada di noto: è vero, siamo in sicilia, ma nn si può dire che il problema sia il traffico :-)

domenica 21 dicembre 2008

livornesità


in scaip

[20/12/2008 19.29.53] L. scrive:ci sei?

[20/12/2008 19.30.01] V. scrive:si

[20/12/2008 19.30.16] L. scrive:l'hai visto il tirreno?

[20/12/2008 19.30.23] V. scrive:no

[20/12/2008 19.30.26] V. scrive:perchè?

nel frattempo penso cose tipo mi è esploso l'ufficio è crollato il molo dove sto facendo un lavoro e amenità del genere


[20/12/2008 19.30.54] L. scrive:sei fiera di essere livornese?

[20/12/2008 19.31.04] V. scrive:si

[20/12/2008 19.31.07] V. scrive:un casino

bene mi dico, allora è chiaro sono stressata ho bisogno di una luuunga vacanza

[20/12/2008 19.31.08] L. scrive:(rofl)

[20/12/2008 19.31.09] V. scrive::)

[20/12/2008 19.31.14] L. scrive:è spettacolare

[20/12/2008 19.31.21] V. scrive:lo ero già da prima

orgogliosa di essere livornese NdR

[20/12/2008 19.31.24] V. scrive:poverino

[20/12/2008 19.31.29] V. scrive:si annoiava senza tv

[20/12/2008 19.31.34] L. scrive:infatti

[20/12/2008 19.31.40] L. scrive:che geni!
tranquilla soldato v., puoi deporre le armi: qui sei in terra amica.

sabato 20 dicembre 2008

ottimismo

stamattina sono passata dal macellaio. è, il macellaio, un omone silenzioso e massiccio. da quando abitiamo qui ci sarò andata in tutto una decina di volte, e il nostro dialogo è sempre stato
"mi dà 300 gr di tritato?"
"altro?"
"no grazie."
"tre euro."
sguardo sornione lui, aria svagata io. magari pensa io sia una gattara, sempre lì a comprare tritato. l'ultima volta che sono andata c'era un tipo prima di me, che ha comprato diverse cose. nel frattempo chiaccheravano del tempo, della pioggia insistente che rovina i baccelli del sig. macellaio, e via discorrendo. almeno dieci minuti durante i quali ho osservato tutto, i pezzi di carne, l'enorme lingua in bella vista, i ceci lessi, gli hamburger pronti. lo specchio alle sue spalle, enorme e bellissimo. qualcuno mi ha spiegato di recente che serve per controllare che i clienti non rubino, mentre lui, il sig. macellaio, sta girato di spalle per tagliare la carne.
in verità io le macellerie non le conosco quasi per niente. figlia di famiglia-terza-settimana (seppur testardamente ottimista, stia tranquillo caro Presidente) di madre vegetariana, non penso di essere mai andata in macelleria in vita mia. la carne comprata, poca e solo in offerta, al supermercato.
oggi invece, dopo avere chiesto il solito tritato, arrivati al punto in cui lui fa: "altro?" dico: "si, vorrei una bistecca da quella", indicando un pezzo di carne. lui mi guarda, e gentile (ma fermo) replica: "quella non è una bistecca. da noi in toscana bistecca è solo quella con l'osso, come quella là" e indica un pezzo di carne un pò più a sinistra. lo guardo un attimo, sembra un bel pezzo di carne in effetti, ma non c'è il cartellino del prezzo, e io (sempre con sorridente ottimismo, stia tranquillo caro Presidente) dico "no, va bene da quell'altro pezzo". poi, spinta da insana secchionaggine, aggiungo: "allora come la devo chiamare?" ci pensa un attimo... "fetta di carne, mi dica solo voglio una fetta di carne". e poi aggiunge "vedrà come è buona, è da urlo".
caro sig. macellaio, stasera ho mangiato la fetta di carne, e in effetti era molto buona. tornerò di certo a comprarne un'altra, insieme al mio solito tritato.
solo, vorrei farle un appunto: lei capisce, so che per voi toscani la storia della bistecca e l'osso e non l'osso è di vitale importanza, ma io mi sento un po' scema a pensare di entrare la prossima volta nel suo negozio e dire "vorrei una fetta di carne". mi immagino subito da lei una risposta del tipo "ma va! e io che credevo volesse una saponetta all'aloe!"
credo quindi che farò come si fa in terra straniera: indicherò quello che desidero con il dito indice. magari lasciando anche un alone sul vetro, chissà.

carote di neve


bella eh? ecco a voi la torta di carote! fatta con lo stampo a forma di pupazzo di neve! e mica per grassi glicemici, ma con il malto di riso! e l'olio di riso! e la farina integrale! biologica, ovviamente! sono brava eh? già già... peccato che abbia la consistenza di una gommosa alla liquirizia, e sia assolutamente insapore, da fare concorrenza all'acqua distillata. e così è passata dritta dritta dallo stampo alla spazzatura. una foto però la meritava, anche se a vederla così fa un po' obitorio :-).

mercoledì 17 dicembre 2008

pesciolino in soluzione acquosa


37

oggi è il mio compleanno... stamattina è uscito un pò di sole, ma ora è di nuovo nuvoloso (ggggrrrrr!!!! ho fatto la lavatrice!)... forse ora facciamo una torta, ma forse ci andiamo a prendere un bell'aperitivo, che è meglio... questo comunque è l'omaggio di r.



martedì 16 dicembre 2008

Lupi


In questo periodo mi fa veramente incazzare tutta questa manfrina sul fatto che dobbiamo liberarci delle nostre paure, e spendere. A chi ci prende per coglioni è sempre meglio non rispondere. Anche se, come si dice in siciliano, un po’ ci si sente "futtuti e malupaiati”, l’equivalente del "cornuti e mazziati" napoletano. I soldi non ci sono, e se ci sono servono per pagare altro. Per cui non entro in un negozio da svariati mesi. Fra pochi posti in cui ancora giracchiamo, oltre alle librerie (dove di solito si guarda e poco più), ci sono i negozi dell’usato. A parte le motivazioni di carattere economico, gli oggetti usati mi piacciono, detesto l’idea che le cose si buttino, e trovo stimolante per la testa pensare ad un uso diverso per un oggetto. Questi negozi, in genere in franchising, hanno aspetti molto diversi fra di loro. Io li frequento da sempre, e in tutte le città dove ho vissuto li ho investigati a fondo. Qui a Livorno fino ad ora ne ho trovati tre, e nessuno mi ha ancora colpito al cuore, anche perché credo che sarà difficile superare il mio preferito, a Parma, dove eravamo così di casa che il cane dei padroni ci riconosceva e ci faceva le feste :). Stamane siamo usciti a fare in giretto, con un tempo da lupi che a mezzogiorno pareva notte, e un umore un po’ uggioso, almeno il mio. Da tanto tempo desideravo un candeliere. In un paio di occasioni ne avevo adocchiato uno. Ma poi una volta il prezzo ancora non era definito, un'altra era ben TROPPO definito... insomma, niente di fatto. Poi abbiamo trovato questo, nel negozio che per ora preferisco, un posto freddo e un po’ inospitale che però riserva qualche sorpresa... Lo abbiamo preso, e oggi pomeriggio lo abbiamo provato. Vi piace? R. dice che le candele sarebbero meglio bianche, anche io sono d’accordo, ma per ora avevamo solo queste :)

dov'è il pesciolino?



n.b.: il gioco è stato reso possibile soltanto grazie a j e l :)

Pepe Roncino


freneticamucca


sabato 13 dicembre 2008

e l'alluce fu

oggi ci siamo preoccupati perchè abbiamo scoperto quanto pagheremo di enel sulla prossima bolletta. allora, visto che abbiamo il meraviglioso aggeggio elettronico che conta i kilowattora - dicesi contatore - e visto che lo stesso, beché ricoperto da uno spesso strato di schizzi di vernice (sappiamo chi ringraziare) fornisce un'indicazione della potenza istantanea in uso, abbiamo cominciato a spegnere questo e quello-aspettare un po'-controllare la lettura.

se ne evince che caralamiaetcetcchetantolelucinoncontano:
- il frigo puppa 0.2
- i due computer con i tre monitor: 0.2
- tutta la robina in standby: sotto 0.1 ma anche 0.0
- forno elettrico a 200 gradi ventilato: 0.8

poi col frigo staccato abbiamo acceso tutte le luci di casa, tv, radio e l'aspiratore del bagno piccolo. situazione certo estrema ma che comunque ci dà una misura.
risultato: 0.8, i.e. come il forno elettrico...

giovedì 11 dicembre 2008

piccolo viaggio

in questo periodo va un po' così. la terra gira, la vita anche, a volte in un modo a volte in un altro. accadono cose, e alcune mi hanno privato del tocco di leggerezza che necessita uno spazio come questo. allora preferisco non dire niente, astenermi in attesa che il tocco ritorni, e io riacquisti un po' del mio essere. nel frattempo, facciamo un piccolo viaggio in casa per immagini. il testo magari lo metteremo un'altra volta, quando andrà un po' meglio.
tutte le foto le ha scattate r., oggi pomeriggio.


















































martedì 18 novembre 2008

lunedì 3 novembre 2008

venerdì 24 ottobre 2008

i cocci della mia vita

questo post parla di giovanni, come quello scritto da r. : abbiamo scritto della stessa cosa, negli stessi giorni, uno all'insaputa dell'altro, e così abbiamo deciso di pubblicarli tutti e due (NdR)

puff puff. pant pant. qui si corre, eccome se si corre. poi a casa, io e r., non ci siamo mai. e quando ci siamo sono orari diversi (caro il mio nuovodiscodeivm).
anche se mai come i nostri amici s. e s., che loro sì che sono gli sposi di calvino :-)

e ieri proprio a causa delle corse, visto che sono uscita da lavorare alle nove, siamo andati a mangiare un panino da giovanni.
cioè, la barrocciaia detto da giovanni, anche se pare che giovanni non c'entri più nulla e se fate un giretto in rete trovate 1000 commenti del tipo eh si vabbè ma giovanni era giovanni, avete presente, quelli che a me mi sanno sempre della serie si stava meglio quando si stava peggio, i treni, gli orari e le porte di casa aperte.
fra l'altro, a me, povera foresta, giovanni impropriamente detto mi è piaciuto assai. il panino era enorme (e questo no tanto buono per me) e anche molto buono.
specialità rosbiFF e salsa verde.
il posto era strapieno di persone (persone! amici! parliamo!), molto carino. un'aria così "internazionale" in una città che è piccola e senza studenti... ma forse ha ragione la mia amica l., la devo smettere di misurare la città, cercando di applicarle farraginose regole tipo... numero di abitanti /latitudine - giorni piovosi + percentuale sinistra alle elezioni e così via... :D

livorno è bella! e basta.

una parola particolare la voglio spendere poi per il bagno. essendo pur sempre una signorina che va in bagno ogni treperdue, ho avuto modo di visitarlo e mi ha fatto molta invidia.
alle pareti c'era una decorazione tutta fatta con pezzi di piastrelle tutti diversi di forma e tipo, bellissimo.
basta, mi sono detta mentre seduta mi guardavo attorno: da oggi ricomincio a mettere da parte i cocci delle adorate tazzine-tazze-piattini-piatti quando si rompono, e prima o poi anche io faccio una cosa così. oppure faccio la scultura, quella che dico sempre che devo fare, quella che li mette tutti insieme.
quella che si intitola: "i cocci della mia vita".

giovedì 23 ottobre 2008

vui p'nzat' sul' a magna'

io latito spesso, ma ultimamente latito tanto - ma quante belle tante troppe T.

sono stato a registrare i suoni (molto belli), insieme a 8brr, per l'ultimo - o meglio, il prossimo - disco dei virginiana miller. in una settimana ho cenato sempre e pranzato spesso "da rita" a cascina: i soliti prezzi variabili (in base a cosa non è dato sapere) tra 10 e 14 euro per antipasti, primo e secondo di pesce (fresco), acqua, vino e caffè con l'unica pecca di essere cucinati style mia madre, per cui nella suddetta settimana avrò messo su non meno di 4 kili (perchè io sì e gli altri secchini no è un bel mystero).

l'altro ieri, di contro, io e la mia etc.etc. siamo stati a cena alla barrocciaia qui a livorno. due panini e una birretta in due. nel posto che quando frequentavo il conservatorio mascagni (97? tipo) era vicino al conservatorio mascagni, dall'altra parte della strada, e c'era giovanni, il padre, ma che invece ora è in piazza cavallotti, col figlio e la figlia. devo dire la verità: fa anche ristorante. dico: anche. perchè lì più che altro si fanno i panini: non sapete cos'è un panino se non l'avete mangiato lì. col prezzo di un camogli mangiate una sleppa di filoncino modello obelix, mollica scavata, e tutto quello che vi pare dentro: roast-beef oppure ciccia oppure crudo oppure uno qualsiasi degli altri insaccati oink oink, con cipolle sott'olio, peperoni, pomodori, funghi trifolati e tutto il resto che vi viene in mente, il tutto affogato in un mare di salsaverde che ovviamente fanno loro.
due o tre avvertenze: non c'è posto. mai. scordatevelo. ci sono anche dei tavolini fuori, e chiaramente se arriva gente con questi menhir nel piatto tu gli fai posto e loro si siedono con te e magari si fanno due chiacchiere, salsa verde permettendo - vedi oltre.
poi: se il panino lo chiedete piccante, ne prendono un bel pugno e lo spargono stile diserbante al centro del canyon. pay attention.
e infine non ci andate vestiti a modino: la salsa verde vi colpirà. voi cercherete di stare attenti, ovvio, si vede che la questione è delicata, e alla fine (quindi dopo un bel po') vi sembrerà di averne un pajo d'etti soltanto intorno alle orecchie, ma ce l'avrete di certo anche da qualche altra parte. sicuro.

domenica 19 ottobre 2008

ventuno

eccoli i gradi, espressi in centigradi, che il termometro di piazza cavour dava oggi attorno alle ore tredici. che dire. mi pare di essere in sicilia.

venerdì 17 ottobre 2008

ar vetro?

da queste parti si usa il caffè al vetro, anzi, "ar vetro", cioè servito al bar in bicchierini, di vetro appunto.
carina come cosa, anche perché così si ha modo di ammirare la schiuma del caffè. che poi si dice si debba misurare la bontà del caffè dalla sua schiuma, in spessore e consistenza, e numero di secondi che lo zucchero ci mette ad attraversarla. almeno, così dice r. che di caffè si fregia essere un esperto.
io ascolto in silenzio, che prima di lui, si sa, bevevo solo i caffettini lenti lenti fatti da me con la mia macchinetta da due. pare fossero iNbevibili i miei caffettini, e all'inizio io infatti mi lamentavo degli "sciopponi" che mi provocavano i caffè quelli "veri", quelli con la bricca che come lei nessuna.
che mi ci fece anche uno scherzo, lui, r., una volta, servendomi un caffè con un solo misero cucchiaino di polverina, e io nn solo nn mi accorsi, ma esclamai anche tutta contenta "ecco così mi piace il caffè a me!"
ar vetro, dicevo, mi permette quindi di ammirare la schiuma, tanto io la prova dello zucchero mica la faccio, lo bevo amaro, io, ir caffè. ar vetro mi piace molto.
o meglio, forse mi piace-va molto, fino all'altro giorno, quando al bar ho colto uno scampolo di conversazione fra barista e avventore.
ar vetro? fa il barista. de, ar vetro replica lui, un so' mia una fia, io! con il barista che annuiva comprensivo.
ah. ecco. pare quindi di aver capito che ar vetro sia solo per maschi. basta saperlo.
non c'è probema. domani ordino un caffè, d'orzo, in tazza grande, però ristretto, macchiato con latte di soja. freddo, ovviamente.
vediamo se per il barista è abbastanza da fia.

lunedì 13 ottobre 2008

lo so lo so...

lo so lo so, sono una professionista, stimata e capace sul lavoro...

lo so lo so, devo prendere (al giorno per tutta la settimana) n. 2 volte l'antibiotico, n. 3 volte lo sciroppo, n. 2 volte lo spray al cortisone, n. 2 volte il paracetamolo... io, la figlia della naturista.

lo so lo so, detta così sembra grave... ho la tracheite, da curare prima che scenda ai bronchi ed ai polmoni.

ma ieppa ieppa!! mi ha dato 3 (dicasi tre) giorni di riposo a casa! tre! tre! treeeeeee!!!! che a dire il vero me ne aveva dati 5, ma io ho talmente sgranato gli occhi (maledetta me e il mio senso del dovere) che il povero dottore mi ha detto allora per ora 3.

lo so lo so, dovrei pensare seriamente al mio grado di soddisfazione nel lavoro che faccio eccetera, ma scusatemi, non ho tempo ora, devo andare di là, ingollare sei sette pillole e mettermi a letto. fred vargas mi aspetta.

p.s. per la cronaca labronica, il medico dopo avermi auscultato, e prima di fare il lungo elenco di medicine, ha concluso con un "è meglio ave' paura... "

domenica 12 ottobre 2008

leghorn-art















di questo tipo avevo letto qualche mese fa sul tirreno, una paginetta che raccontava di un ragazzo che faceva oggetti scultura con materiali di recupero.
poi l'altro giorno alla gaia scienza sono rimasta folgorata dalla balena che sovrasta la sezione noir, tant'è che ho fatto una capoccia tanta a r. sul fatto che dovevo andare a chiedere chi la faceva, e secondo lui quanto costava, eccetera eccetera...
e l'altro giorno per caso parlando con m., che lavora nel mio ufficio, vengo a sapere dell'esistenza di pescefresco, e trovo il sito, che vi linko qui accanto. per favore andatelo a guardare. io sono completamente innamorata della maggior parte dei pesci, e di praticamente tutti i pinocchi.

cipolle

allora è deciso, si passa alle cipolle. quelle dorate però, quindi niente cipollotti, cipolle bianche, niente tropea e niente niente porri.

dorate, solo dorate. del resto ci servono le bucce.

l'argomento è chiaramente sempre quello, come tingere le stoffe per rifoderare le poltrone ed il divano.

il problema è, mi spiega mia madre, portatrice sana di complicatissimi problemi, che le stoffe sono di cotone, e quindi assorbono tanto. e di bucce ce ne vogliono veramente tantissime.
ah, commento, vedendo già l'ostacolo come insormontabile. ma io c'ho pensato, mi fa, io e tuo padre andiamo un paio di volte alla settimana al mercato qui vicino, e glielo chiediamo, a quelli che scaricano le cipolle, se alla fine spazzano un pò il fondo del camion e ci danno le bucce a noi.

semplice, no? e che ci vuole?

ora, penso io, il mio rapporto con mio padre è sempre stato quello che è stato, mi ci manca solo che lo faccio andare in giro con mia madre e le sue bizzarre gonne a cercare bucce di cipolle su e giù per i camion del mercato.

aggiungasi che mio padre è 1. uno stimato professore di storia e filosofia in pensione 2. uno stimato politico con carica in vista lasciata di recente, nonchè partito scioltosi nell'ultimo fango elettorale. tutto veltroniano, il fango intendo.

mescolasi che c'è la crisi economica, la recessione, la paura globbale per il buco dell'ozono e il vuoto nel cervello di sara palin.

concludasi con il fatto che la città è piccola, la gente mormora, e non è che la mia famiglia abbia sempre goduto di fama di sanità mentale. meritata, tutta meritata, lo so.

insomma, ti giri e ti rigiri, e ci metti niente a ritrovarti con lo stimato professore tutto sigaro e marx trattato come mario der riovero (notare il fine riferimento labronico, indice di progressivo inserimento socio-culturale nella ridente cittadina NdR).

dietrofront allora, alle cipolle dobbiamo rinunciare. come sempre, chi ha un'idea si faccia avanti.

venerdì 10 ottobre 2008

fratello e sorella

eccolo il mio primo raffreddore livornese, che mi ha messo ko e ridotto un pò uno straccio, una vita che ruota attorno a un naso. che poi quando ho il raffreddore gemo anche un pò, senza pensarci, di giorno e di notte, e r. oscilla fra trepidare per la mia salute ed il mandarmi affanculo.

e facciamo allora i la-vita-è-una-cosa-meravigliosa: benvenuto fratello raffreddore! anche se mi sa che ti ho un pò spalancato le porte, fra motorino la mattina alle sette e mezza, vento, piscina e infisso che ancora nn c'è. quindi nn te la tirare troppo, che ti ho aiutato io.

e visto che ci siamo vorrei dire una cosina a sorella tarma.

"cara sorella tarma, lo so che è il tuo lavoro, ma se mangi con tanto ardore tutti i miei maglioncini, io poi non ho più niente da mettermi... che già nn sono troppo compratrice, in più quest'anno a soldi da queste parti butta proprio male. quindi per favore, trovati qualcos'altro da fare, riciclati, metti in cassa integrazione che tanto è di moda, vedi tu."

ecco. ho detto tutto. che l'actigrip ora faccia di me quello che vuole.

mercoledì 8 ottobre 2008

per dovere di cronaca

stasera uscivo da lavorare, ed ero maaaarcia di computer, indi ho deciso di farmi un giretto in motorino, giusto per ricordarmi che vivo qui, che ci sono voluta venire io, e che esiste un mondo al di fuori dell'autocad e dei computi metrici.

erano tipo le sette, e cominciava la sera.

mi sono quindi diretta verso il lungomare, e sulla passeggiata ho visto tante persone che si facevano la loro corsetta, erano molto carini e facevano venire molti complessi da mancanza di fitness, per fortuna che domani vado in piscina, mi sono detta.

poi ho deviato per una via che non conosco, a sinistra chiaramente, che a destra c'è il mare, e ho attraversato viali e viali, con dei bellissimi alberi altissimi ma forse sarebbe meglio dire lunghissimi, che rende più l'idea.

arrivata al viale dell'ospedale ho deciso di andare alla coop di via mastacchi, detta coppina dagli abitanti della città per differenziarla dalla coppona che è quella che sta al centro commerciale. arrivata all'incrocio, quello lì, proprio quello del post precedente, ho assistito alla seguente scena.

una signorina in macchina, che fosse una signorina l'ho dedotto poi dagli epiteti garbati con la quale è stata apostrofata, ha sbagliato corsia, e cercava, di certo maldestramente, del resto si sa le donne in macchina eccetera, di mettersi nella corsia di sinistra per svoltare. la corsia era però purtroppo già impegnata da altra vettura, il cui conducente, di stazza interessante, è sceso, ha circumnavigato la vettura e si è diretto verso la signorina suddetta. piazzatosi davanti, ha detto "stronza-sei-una-stronza-cretina-ma-vai-via-cretina". ha poi dato una vigorosa botta alla di lei vettura, della stronza, è rimontato sulla sua ed è andato via.

tanto vi dovevo, per dovere di cronaca, che non voglio esser causa di trasferimenti in massa in questa città a causa dei miei toni entusiastici nel descriverla.

martedì 7 ottobre 2008

vedo rosso

ieri sera tornavo a casa dalla piscina, stanca, ma così stanca che a malapena riuscivo a dare gas al motorino.
al semaforo di via mastacchi, mi fermo e aspetto buona buona il verde per girare a destra sul vialone quello che va poi all'ospedale e non mi ricordo come si chiama.
in rapida successione 3 diversi scoooooter o ciclomotori che dir si voglia fanno gimcana e passano col rosso lasciandomi sola soletta in attesa.
al verde riparto e giro a destra, e mentre vado medito. 3, mi dico, non 1. poi 3 su 3, cioè il 100%. che va bene che il campione non è significativo per fare una statistica, ma è pur sempre 3 su 3.
magari, penso, il semaforo è un trucco, messo là apposta per ridere di stranieri come me, e in realtà non serve a niente.
oppure chissà, in questa città di grande tradiZione, quella che non si può dire che oramai è fuori moda, demodè come certe borsette anni '50, il rosso non significa pericolo, ma mette allegria, gioia, voglia di andare, superare ostacoli e barriere, come diceva qualcuno.
voi che ne dite?

lunedì 6 ottobre 2008

e c'è anche la zia che rimane a guardare...

... mentre noi ci tuffiamo nel mare perchè lei dice che oggi il bagno non lo può fare... poetano i v.m., che insomma, per noi in quanto a "cultura labronica" sono abbastanza un punto fisso.
poi l'altro giorno chiacchieravamo con la tipa del bar, e com'è come non è, in un esempio se ne esce con "la mi' zia".
allora con r. ci è venuto in mente che ci pare che "la mi' zia" ricorra spesso in questa città. la cosa ci incuriosiva molto.
quindi ora mi piacerebbe sapere se esiste per caso un qualche saggio del tipo "la mi' zia come categoria del pensiero nel tratto di costa fra calambrone e calignaia dalle origini ai giorni nostri".

magari lo compro.

sabato 4 ottobre 2008

la cultura cia cia cia poi ti cura

oggi sono stata a la gaia scienza. il nostro amico s., divoratore indefesso di libri, ci ha comunicato già da tempo che è questa LA libreria della città.
e fino ad ora non ci ero mai stata, sia per eccesso di cose da fare, che anche, devo ammettere, per una certa diffidenza nei confronti del nome. la gaia scienza. un pò pomposo.
oggi pomeriggio allora, dopo un'affannosa ricerca di vestiti su e giù per il disordine di casa, esco diretta in libreria.
manco a dirlo, è vicino casa.
piena di attesa, spero di potere instaurare con la libreria il rapporto che avevo con la fiaccadori, a parma: puro amore che alimentavo con frequenti visite, portandoci chiunque venisse a trovarmi.
e così arrivo. dopo una visita di oltre un'ora e mezza, posso dire che la libreria è bella, pienissima di cose, fra cui poesia, critica letteraria, è tranquilla ma non barbosa. al piano di sopra poi si svolgeva anche un curioso non meglio identificato dibattito. sull'informazione credo, e mi sono divertita anche un pò a spiare.
setacciato ogni angolo e trovato almeno 30 libri irrinunciabili, fra testi che conoscevo e testi che non avevo mai visto, sono uscita alla fine con soli 2 acquisti.
vi fornisco ora i titoli, e le motivazioni, come in un vero realitisciò:
il primo è l'ultimo libro di fred vargas, che è un mio grande amore, e ai grandi amori non si resiste. mai.
il secondo è "le ultimissime aggiunte al borzacchini universale", la cui copertina potete ammirare, e pare sia utile per l'integrazione in città, come conoscere dove potere parcheggiare con la lettera, sapere gli orari del medico, o frequentare il migliore tortaio del centro (questa è facile, è chiaramente il seghieri).
dal tomo suddetto vi selezioneremo prossimamente preziosi estratti di cultura labronica.

venerdì 3 ottobre 2008

piena di vento

livorno.
una piccola città.
diceva il poeta.
miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii. ho rischiato di morire 1000 volte in motorino, e con una folata cadere dentro gli scali del pontino o come si chiamano.
che si insomma togliamoci anche il pathos greco delle mie origini... però giuro. nel fosso del pontino trallallero trallalà ci stavo cadendo davvero.
ora vado/andiamo a fare la spesa che stasera vengono il s. e la t. a cena. che questo no, e questo con quello neanche, eccetera. che meno male che io ho vissuto anni con c., la donna senza, e mi fanno un baffo, a me, il s. e la t.
a presto aggiornamenti sulla cena.

post scriptum del giorno dopum:
- frittata di patate
- hummus di ceci
- crema di melanzane
- peperoni in agrodolce
- sorbetto di limone con grappa

et voilà! la cena è andata :-)

kafee


mercoledì 1 ottobre 2008

pax

in terra ai montatori di buona volontà.

da queste parti pare che il montaggio armadi sia terminato. per questo, vi diamo qualche consiglio.

attenzione a quando montate la guida sotto, deve essere bene aderente alla struttura. attenzione alle viti, hanno la filettatura un pò a bip! e si spanano facilmente. attenzione di nuovo alle viti, hanno anche la testa un pò bombata che graffia le ante scorrevoli. attenzione alla guida sopra, che sia parallela all'armadio se no poi le ante non si attaccano.

insomma, attenzione.

e ricordate, se è vero come dicono che avrai la vita che vorrai, sarà anche vero che monterai anche l'armadio che pagherai.

amen.

lunedì 29 settembre 2008

(vecchio) notturno italiano

lost

devo dire che era prevedibile. che in un trasloco qualcosa si perdesse, voglio dire. ma che a perdersi fossero proprio i miei adorati anfibi no, questo nn lo potevo immaginare. sono disperata. da giorni setaccio stanze stanzini valigie e bagagliai senza esito. ieri siamo perfino andati a pisa a casa di a. a cercarli. niente. se qualcuno avesse un suggerimento per favore si faccia avanti.

domenica 28 settembre 2008

orchis fatalis

adesso va così. la domenica sera 'si fa barnabi' come dice r.
guardato un pò per caso, approfondito grazie a s. & s., che sono veri cultori, anche noi abbiamo cominciato a guardare barnaby e ad apprezzare i ritmi non ritmi di questo improbabile telefilm inglese.
e complice sky, che noi abbiamo e s. & s. no, la domenica sera si guarda barnaby insieme. che per noi poi è anche buona occasione per pulire un pò la casa, e già due volte su due sono arrivati a casa e ci hanno trovato con la ramazza in mano. per la cena, ci siamo detti, si fa una cosa veloce e poi via sul divano. una volta per uno, si prepara da mangiare.
e così è stata la scorsa settimana, pasta al pesto (grazie h., era buonissimo), un pò di pollo gelato e caffè.
stasera invece toccava a loro, e io nn avevo considerato che s. è abruzzese, oltre che brava in cucina. e insomma sono arrivati con insalata di riso, buona, ma soprattutto agnello con il sugo. che era troppo buono, una cosa da stare male. infatti un pò male in effetti mi sento, che ne ho mangiato veramente troppo e ora a momenti scoppio e mi servirebbe un fernet come ieri sera, al matrimonio di a. e m.
l'episodio era 'orchis fatalis', e mi è piaciuto ma non tantissimo, anche se s. era un pò scontenta ma soprattutto rimpiangeva la presenza dell'assistente della prima serie, tale troy, omofobo e impedito alla guida. ma per giudicarlo aspettiamo domani, che barnaby è strano e come le cipolle risale e si assesta durante la notte.
domani magari avremo le idee più chiare.

con mossa agile e felina



or ora tornati dal (bel) matrimonio di a. e m.

mercoledì 24 settembre 2008

martedì 23 settembre 2008

e acqua finalmente fu. leghornpool

praticamente non parlo di altro da mesi.
del mio desiderio di andare in piscina, i mean. ieri alla mia prima lezione nella piscina comunale con cura scelta ero agitata come non mai. del resto ho cominciato a prepararmi un'ora e mezza prima, e nel panico ho chiesto conferma di tutto a r., che mi guardava fra il divertito e lo scocciato. per un istante ho anche avvertito la stanchezza della nuova 'prima volta', e mi sono lamentata a voce alta "che ne sai tu di tutte le piscine e palestre che ho cambiato io nella mia vita". poi mi sono resa conto che il tutto era un pò ridicolo.
così sono andata, e arrivata in anticipo di una buona mezz'ora, che del resto ho perso a capire da dove si entrava negli spogliatoi. mentre aspettavo che cominciasse la lezione, ho avuto modo di osservare affinità e divergenze fra la piscina della città di terra e quella della città di mare.
tutte divergenze mi è parso, di affinità veramente poche.
nella leghornpool si percepisce alla prima occhiata che per loro l'acqua è elemento naturale. sono essenziali. nei costumi, negli accappatoi, nei modi. e non hanno paura del contagio, trotterellano su e giù senza ciabatte per il bordo della piscina.
una energica istruttriche dopo un pò di riscaldamento ci ha spedito senza troppe storie nella vasca da 25 m, senza porsi manco il problema che magari qualcuna non sapeva nuotare tanto bene, che tanto sai, faccio aquagym per dimagrire. niente, giù in acqua a fare vasche su vasche.

mi sono divertita come una matta. veramente come una matta :-)

ah! chiaramente poi non riuscivo a fare manco i due piani per arrivare a casa :-) e stanotte ho dormito, oh se ho dormito!

lunedì 22 settembre 2008

alla pala


lo so la foto è orribile, ma testimonia il pranzo di ieri.

dopo un'avventurosa domenica mattina al supermercato, dove abbiamo comprato di tutto, ma veramente di tutto, abbiamo pranzato a base di schiaccia alla pala, detta anche stiacciata, con mortadella e ricotta al forno, con le mani, nella pace di casa nostra.
con sommo gaudio, pensando che era domenica, e che grazie a dio(?), noi siamo fra quei fortunati a cui di solito è concesso di _non_ santificare le feste (leggasi pranzi con parenti etc. etc.)

sabato 20 settembre 2008

solidarietà

ci hanno rubato le biciclette.
non una delle due, tutte e due insieme. del resto erano legate fra loro e poi al portabici da non una, ma ben tre catenacci di varia foggia e dimensione.
l'altra sera, tornando dalla cantina senese con a., venuto a trovarci per un paio di giorni, con la coda dell'occhio mi pareva di averle viste.
il pomeriggio dopo, mi avvicino alla rastrelliera per andare a comprare il giornale, e mi va di trasverso il mio rito del venerdì esco-da-lavorare-compro-il-giornale-me-lo-leggo-tutto-a-gambe-all'aria.
le bici non ci sono più.
questo furto mi ha fatto andare in bestia, sia per motivi prettamente materiali - vedasi il bagnato di qualche giorno fa, che per motivi affettivi e pratici. che io da fine ottobre mi trasferisco di sede vicinissssimo a casa, e già mi pregustavo la mia vita in bicicletta.
insomma. poi stamane mentre spignattavo ed ascoltavo come sempre la amata/odiata radiotre ho beccato giusto giusto tutta una trasmissione sulla bici, e l'importanza di andare in bici, e le politiche per fare andare la gente in bici, e la bici che ti fa tornare in salute, e la bici che ti restituisce il tuo tempo, e la bici di qua, e la bici di là. il sangue ha ricominciato a bollire.
grrrr!!!! ladri!!! ridatemi la mia bici!!!
e alla fine allora ho deciso. d'ora in poi per protesta io andrò solo a piedi, dovunque a piedi, basta. bene, dice r. quando glielo annuncio. infatti, continuo allora tutta ringalluzzita, anche a casa di j. (che è la nostra amica che a livorno abita più lontano da noi, insieme a v.), ci andremo a piedi!
no, replica serafico lui, tu andrai a piedi. io andrò in macchina.

luna e gnac



mercoledì 17 settembre 2008

saMbuco


mi diverte molto questa cosa che una cosa semplice - rifoderare un divano - abbia poi risvolti romanzeschi inaspettati.
anche se conoscendo il personaggio - mia madre - me lo dovrei sempre aspettare. e premettendo anche che con gli anni ho imparato ad apprezzare questo aspetto, che prima mi destabilizzava molto, i.e. mi faceva venire la bava alla bocca.

comunque, torniamo al romanzo in essere. ieri sera la richiamo. argomento sempre lo stesso, la stoffa, come tingerla, il viola naturale ed il sambuco. tutto bene, mi rassicura, ho chiamato p.u., e dice che c'è un solo posto in sicilia dove c'è il sambuco... e indovina dove? (in cima all'etna, sull'isola delle femmine, a scicli ho il tempo di pensare io...) a ferla! dove andiamo sempre... solo che c'è un problema, è dentro pantalica, che è riserva (patrimonio naturale dell'unesco n.d.r.), e quindi non si può raccogliere...

ma tanto noi lo chiediamo a quelli della forestale, aggiunge poi... me la vedo già, con la sua aria candida: "mi scusi sig. forestale, mia figlia, quella grande però, perchè io ne ho due, anche un maschio in verità, che però non lo vedo tanto e poi porta sempre le cose da lavare e io gli dico... comunque, mia figlia ha comprato un divano... no, che poi in realtà ne voleva un altro, ma insomma costava, e poi io gliel'ho detto che era meglio..."

mamma non credo che te lo consentano, obietto. ma guarda che mica sradichiamo la pianta, dobbiamo solo raccogliere le bacche, replica. ma in fondo il giallo delle cipolle mi sa che ci piace, potremmo fare con quello, cerco di argomentare, no, ribatte sicura. io oggi l'ho vista la mia amica, quella lì, quella che dipinge, e me lo ha confermato, che il colore violino che viene è proprio una delizia.

e poi, aggiunge, p.u. me lo ha rivelato, vicino pantalica c'è una pianta anche fuori dalla riserva, vicino ad una robinia, ecco io e tuo padre questo fine settimana andremo là, e raccogliamo tutto il sambuco che serve.

ora, ve li immaginate voi, il prof. con il suo sigaro il giornale sotto braccio e la sua signora con il suo ciuffo sugli occhi, in giro per le valli di ferla alla ricerca della pianta di sambuco, quella là, quella vicina alla robinia? io si. ma sarà deformazione familiare.

questo non è periodo di sambuco

almeno così mi ha detto mia madre ieri sera tutta preoccupata al telefono. per fortuna che le cipolle dorate invece ci sono sempre.
ma partiamo dal principio. questo è il divano che abbiamo appena comprato in uno dei nostri soliti giri.
lui - il divano - non ne abbia a male, perchè è molto carino secondo noi, ma il prezzo è stata la discriminante fondamentale.
deve ancora arrivare a casa, ma ci stiamo già attivando per rifoderarlo. passo n. 1 trovare la stoffa. chiamo mia madre. mi offre una stoffa di lenzuola che non sto a spiegarvi comunque c'entra una terza persona, la sua bisnonna, una eredità ed un corredo. giuro.
ma è chiara, non va bene per noi che la sporcheremmo in un minuto. non c'è problema, replica lei, la facciamo tingere, con colori rigorosamente naturali - ci mancherebbe - dalla sua amica quella là, quella che tinge le stoffe. fa un viola che è veramente delizioso, hai presente, quello a pagina xx dell'ultimo numero di D. prendo D, guardo la pagina, si mi piace, per me va bene.
però lo devo fare vedere a r., le dico, che siccome non è che vede i colori come noi, le spiego, magari non lo apprezza.
così chiudo, faccio vedere il colore a r., r. approva, la richiamo e dò il nostro benestare.
bene, mi fa con piglio manageriale - chi conosce mia madre sa, conosce - domani mattina ho appuntamento con la mia amica, quella là, e le porto la stoffa. speriamo che basti, insinua. si mamma, falla bastare, replico - comincio a essere stremata.
ieri sera allora la chiamo. beh? le faccio? allora? allora cosa? (grrrr) la stoffa! ah, replica laconica, stasera devo chiamare p.u. e poi vediamo. p.u.? chiedo io? si, risponde lei, lui è un naturalista, e forse ci può aiutare, perchè la mia amica me lo ha detto, questo non è periodo di sambuco.
e quindi? replico io, ma oramai ho ceduto, ho capito che non avrò la stoffa prima di 6 mesi. senza sambuco niente viola, come credi si faccia il viola, replica piccata lei.
però, aggiunge, per fortuna le cipolle dorate ci sono sempre. e quindi si può fare uno splendido giallo.
giallo. e chi lo dice a r.? ma in fondo le tende da rosa sono diventate giallo oro (anche se questa è un altra storia), il sambuco potrà trasformarsi anche in cipolla, o no?

tende accompagnate

e allora le facciamo vedere pure a voi: ecco le sig.re tende di auroramica

:

domenica 14 settembre 2008

sul bagnato.


eccola, la multa che abbiamo preso in scali degli olandesi. fradicia della pioggia di ieri mattina, e stesa sul cruscotto ad asciugare.
a nulla sono valsi gli studi fatti sulla geografia della città, nè la mail spedita al comune, per capire esattamente dove possiamo parcheggiare con il nostro bel permesso zona M.
non abbiamo capito. scali degli olandesi è blu=gratis, ma massimo due ore. e così ci becchiamo 36 euro.
che dire? piove. sul bagnato.

sabato 13 settembre 2008

venerdì 12 settembre 2008

leghornwork


ieri sono stata qui.
bello vero? un pò scomodo da raggiungere, ma merita.
il lavoro si prospetta complesso e faticoso, ma la 'location' è di certo la più affascinante che mi sia capitata fino ad ora.

giovedì 11 settembre 2008

abitudini.



cominciamo ad essere un pò sommersi dalle 'cose'. e io un pò detesto le 'cose', la 'robba'. la "robba" abbonda. e tende ad accumularsi.

per esempio abbiamo una serie di vecchi piatti di richard ginori che io adoro. ma anche altri vari, tutti un pò rotti e scheggiati, alcuni fra l'altro grossi e pesanti che non entrano manco in lavastoviglie (ormai discriminante fondamentale).

e poi invece la zia l., dismettendo la sua casa di ortigia durante una surreale mattinata presenti anche mio zio g. e mia madre, durante la quale r. ha avuto un assaggio della follia di famiglia, ci ha regalato un servizio da 7 (7?) di carinissimi piatti ovviamente retrò dei bei tempi andati come piacciono a me.

che io ho diligentemente messo su nello scaffale, bene in alto, per le 'cene con gli ospiti'. già già, ho proprio detto così, in punta di piedi sullo sgabello mentre li sistemavo.

le 'cene con gli ospiti'. che poi di ospiti ne abbiamo già avuti, e abbiamo mangiato nei piatti dove mangiamo noi. che ci siano allora ospiti più ospiti degli altri?

e poi l'altra sera ho avuto l'illuminazione, e mi è venuta in mente la mamma di r., che a casa ha 5 servizi di piatti, dal 1963 ('64, ndR) anno del matrimonio. anche lei forse in attesa di quegli ospiti, quelli là, quelli più ospiti degli altri.

quindi ho preso la mia bella scaletta e ho fatto un cambio piatti, buttati quelli vecchi e brutti, messi in alto quelli richard ginori, e ora si mangia con questo fantastico servizio da 7. carino, vero?

mercoledì 10 settembre 2008

cortesie per gli ospiti. riflessioni

nel giro di due giorni ricevo notizie che mi fanno riflettere sull'assetto della casa. ieri p., amica di r., gli scrive una mail con in attachment una ecografia. nella quale annuncia la sua maternità.

io e r. sorridiamo, conoscendo p. e anche il v., sono così improbabili nel ruolo di famiglia perfetta da essere perfetti nel ruolo di famiglia reale.

poi oggi mi sento in scaip con i., che mi dà subito la notizia: marzo.

allora mi dico, qui è un casino.

insomma fra pargoli già in giro - la m., punto g. - e pargoli in arrivo m., p., i. qui bisogna ridefinire l'assetto della casa, la stanza degli ospiti là sopra, quelle scale tutte ripide e un pò puntute per il soppalco.

mmm... toccherà trovare uno spazio per cullette nella camera degli ospiti?

e riempire di gommapiuma tutti gli scalini?

(ché poi questa è solo tutta una scusa per dire: sono contenta per te p., anche se ti conosco poco, sono contentissima per te, i., che ti conosco tanto, che sei stata così importante per me, e che so cosa significa questo per te)

lunedì 8 settembre 2008

casalinghitudine

pavimenti a scacchi con mattonelle bianche e nere.
tenete bene a mente: se qualcosa di veramente macchiante e indelebile e mai più toglibile manco se vi mettete carponi con lo straccetto in mano, ecco, se una cosa del genere deve cadere sul pavimento, sappiate che, fra una mattonella bianca ed una nera, preferirà sempre cadere sulla bianca.
è così. è una legge della vita. dato tale assioma i più accorti di voi, se volessero aiutare il fato, o portarsi avanti con il lavoro, potrebbero allora scegliere già dal principio un bel pavimento a scacchi con mattonelle nere e nere.
così faro io nella mia prossima vita, quando mi dedicherò alla prossima ristrutturazione.

le vite degli altri

questo è l'aspiratore del bagno piccolo. necessario visto che il suddetto è senza finestra.
che per metterlo abbiamo discusso varie volte con f., che faceva finta di dimenticarlo, e poi lo ha messo passando per praticamente tutte le stanze della casa. giuro. tutte.

insomma l'altra sera entro in bagno, e sento un brusio. era lui. l'aspiratore. ché lui mica lui lo sa in che direzione deve aspirare. così, se è acceso, aspira le puzzacce del bagno fuori di casa. se invece è spento, aspira i rumori di fuori di casa verso il bagno.

e siccome noi sotto casa abbiamo un ristorante, l'altra sera in bagno sembrava di essere là sotto, seduti a tavola, fra rumore di posate, chiacchere e risate.

potrebbe essere un oggettino da brevettare, magari per anziane signore che si sentono un pò sole.

domenica 7 settembre 2008

la cacciata dall'eden


stamane di buon'ora, si fa per dire, ci siamo incamminati verso il mare.


dopo una breve riflessione nonchè ricognizione meteomarina (c'è vento e a calignaia niente bagno, andiamo a tirrenia, si ma è domenica è c'è casino, ma dai è il sette settembre, andiamo...) ci siamo quindi avviati lemme lemme verso tirrenia, potendo ammirare nel tragitto le belle costruzioni di calambrone.


arrivati dove avevamo deciso di andare, entriamo quindi dall'ingresso del tautologico lido bagni lido, e svoltiamo a destra alla ricerca della spiaggia libera.


arrivati in spiaggia il tempo è nuvoloso, molto nuvoloso. scegliamo un posticino, ci mettiamo là, no lì, ma dai va bene qui e cominciamo il rito. telodamare (che i più chiamano asciugamano ma da noi in sicilia si chiama tovaglia), steso, via scarpe, vestito, fuori il giornale che bramo leggere da mò, da quando cioè r. stamane è sceso a comprarlo.


raccomando a r., memori anche dell'esperienza dell'altroieri, di spalmarsi abbondante crema. e mentre lui comincia, si avvicina un dicasi bagnino, maglietta rossa abbronzatura d'ordinanza. comincia a parlare, ma io sono distratta dalla collana di tatuaggi che si intravede dalla canottiera. al tatuaggio non vi è mai fine, penso. un tatuaggio, del resto, ormai non si nega a nessuno.



ci chiede se abbiamo il pass. che pass? quello del campeggio, ché la spiaggia è del lido (lido sanmiscel), e solo agli ospiti del suddetto - campeggio - è permesso di poggiare il loro campeggioso culo sulla santa sabbia di proprietà del lido stesso. e che se vogliamo usufruire dello stesso privilegio dobbiamo tirare fuori 5 euro a testa.


ora, a parte che non si tratta di proprietà ma dicasi concessione. a parte che se ti giri intorno caro il mio collanato bagnino ti accorgerai che nel tuo lido ci sono n. 3 persone, contro n. 3cento ombrelloni chiusi. a parte che se poi alzi la capoccia ti renderai conto che sta venendo a piovere. a parte che oggi comunque è il sette settembre, SETTE SETTEMBRE, e non vorrei dire ma la tua stagione mi sembra abbastanza finita.



a parte tutto questo io 10 euro mica sono sicura di averli. cioè magari si, ma insomma, mica mi metto a cercarli per poi non trovarli qui davanti a te.


ci guardiamo un attimo con r., il dado è tratto: se cacciata deve essere cacciata sia.


così ci siamo ri-vestiti, ri-caricati tutto il necessaire, e dopo breve riflessione abbiamo virato verso marina di pisa, località molto più popolare, e quindi più adatta a noi, cacciati dall'edensanmiscel. anzi a quel punto ce ne siamo andati al bar, dove i 10 euro li abbiamo utilmente spesi in due birre piccole e una mezza piadina al formaggio e prosciutto a testa. alla fine delle quali - birre, i mean - eravamo completamente ubriachi, lo so siamo indegni, e per festeggiare allora abbiamo preso un'altra birra piccola e un'altra piadina.


così dopo avere santificato ben bene la festa ce ne siamo tornati verso casa con un'immensa voglia di pollo arrosto, e siccome siamo due ragazzi molto fortunati abbiamo anche trovato una polleria aperta, dove una sorridente matrona labronica ci ha incartato pollo arrosto e panzanella.


così siamo arrivati a casa per finire di mangiare, e poi dormire come si deve.



e siccome la morale serve sempre io oggi vi dico non andate mai al lido sanmiscel, viva il bar di marina di pisa e le matrone che alle due sono ancora aperte per fornire polli e panzanella a poveri viandanti come noi.


ah! dimenticavo: se per caso ce ne fosse bisogno, questa è la conferma che la cacciata dall'eden è stata una gran cosa :-)


sabato 6 settembre 2008

H lignaja

dopo aver aiutato j, ir su fratello, ir su omo l e l'amico c (credo, tanto per di' già mi sono dimenticato il nome del fratello di j, mi perdonerà, mi sta pure siNpatico) a rovinare un po' di mobili enormi cercando di portarli in casa, siamo tornati a casa a prendere i costumi e siamo usciti di nuovo.


andando verso sud, lungo l'aurelia, mare a destra ovviamente, passando davanti a questo polito invito a comportarsi in modo civicamente accettabile:



si scende, si scende, e poi si arriva qui:



scoglio, scoglio, scoglio; sotto il ponte invece una spiaggetta, di sassi, ma spiaggetta.

il mare era troppo mosso per fare il bagno, quindi ne ho approfittato per diventare color rosso mattone peperonato della serie "tanto è il 5 settembre figurati se mi scotto non servirà neanche la crema". m.

il posto, preferito di l, è davvero bellissimo, anche se a me dà un po' noja averci il ponte lì vicino; è anche bello, sotto, da guardare, ma mi fa un po' koyaanisqatsi (la scena di quelli che prendono il sole accanto alla centrale nucleare). ho detto un po', eh...

venerdì 5 settembre 2008

nulla, de!

in questi giorni ci ritroviamo sovente ad avere bisogno di diciamo 'prestazioni speciali', cose che esulano un pò dal semplice supermercato, o giornalaio, o panificio. e così ci ritroviamo come in una caccia al tesoro a cercare di capire come trovare cosa ci serve.
ieri per esempio ci serviva di tagliare una barra di acciaio per fare un comodo appendiabiti. così r. è sceso dal tipo che fa le chiavi sotto casa (su di lui e sulla sua famiglia scriveremo poi a parte, perchè veramente meritano un capitoletto) e gli ha chiesto se ce lo poteva fare lui. detto fatto.
oggi invece ci serviva di montare la nuova targa - quella che ci permette di andare in due - sullo scarabeo, così siamo andati due vie più in là, dove c'è una concessionaria della piaggio, ove un gentile ragazzo ci ha fornito portatarga, rivetti (?) ed alla fine si è offerto lui di montarci la targa.
in entrambi i casi alla fine del lavoro r. ha chiesto "quanto ti devo?", ed in entrambi i casi si è sentito rispondere "nulla, de!". risposta data con fare imbarazzato frammisto scocciato della serie ma cosa ti pensi te che io ti faccio pagare le stronzate sono un lavoratore serio io.

scusaci signore delle chiavi sotto casa, scusaci gentile ragazzo della piaggio, la colpa è nostra, ma veniamo da una città, noi, dove per gonfiarti una ruota di una bicicletta ti chiedono un euro.

vedremo di metterci in riga al più presto.

giovedì 4 settembre 2008

ordine e felicità

sono (r) sicuramente la cosa più lontana da un esperto di storia, ma che dico esperto, diciamo anche un qualsiasi studentello delle elementari col grembiule nero e il fiocco rosso (uno di quinta, insomma); né tampoco sono uno che si sia mai lontanamente occupato di lapidi, iscrizioni, epigrafi. ma peraltro non ho nemmeno sedici anni. 
be', da che sono nato, è la prima volta che mi casca l'occhio su una iscrizione "contro". la leggo stasera qui a livorno, in piazza della repubblica - mentre lotto contro il vento che cerca voracemente di mangiarmi il gelato popolare - una piazza che in realtà è un ponte di 220 metri sul fosso reale.

martedì 2 settembre 2008

berlino


da queste parti si respira voglia di vacanza. intendiamoci, ufficialmente saremmo in vacanza, io non vado in ufficio e r. fa il minimo sindacale. e poi ogni sera abbiamo qualcuno a cena, ma di questo parleremo un'altra volta.

ma anche se la vacanza è ufficiale, e io mi districo fra letto, libro, tivvù e passeggiatine facendo cose su e giù per la casa, la voglia di vacanza si sente.

me ne sono accorta grazie all'oggetto in foto, detto vassoietto. ce l'ha regalato la nostra amica b., che vive a berlino, ce lo ha spedito per la precisione. ecco, ogni volta che lo guardiamo, e accade spesso visto che sta in cucina vicino al lavello, sospiriamo "come vorrei andare a berlino..." e ricordiamo la vacanza dell'anno scorso, quando siamo stati 5 giorni a berlino, ospiti proprio di b.

che poi a volere essere precisi, è stata una vacanza un pò sui generis, ché causa un mio disturbo - terribile colite nervosa dovuta a stress - abbiamo veramente fatto pochissimo a parte passeggiare, mangiare e visitare farmacie ove parlassero inglese male come noi alla ricerca di miracolose medicine.

insomma di questi 5 giorni passati principalmente a letto, a casa di b. che da vera ed organizzatissima tedesca guardava inorridita la nostra indolenza, noi abbiamo un ricordo celestiale. berlino poi è abbastanza straniera da farti sentire in vacanza ma abbastanza familiare da farti sentire a casa.

così ogni volta che pensiamo alla vera vacanza, finiamo per evocare berlino. preparati b., che a primavera torniamo.


p.s. per inciso, dopo quella colite, ho deciso definitivamente di cambiare lavoro, città, e, spero un pò anche vita.

mercoledì 27 agosto 2008

we're on the road again


sono di nuovo qui. con ben due giocattoli nuovi ma soprattutto l'addiesselle che (ri)va. ora potrei realizzare quelle decine di idee geniali che mi vengono in mente ogni volta che non ho internet a disposizione; ma poi invece queste idee certamente fantastiche evaporano non appena nel doppino ricomincia a pompare tutto quel ben di dio di zeri e di uni. e allora, a 'sto punto, vado al mercato (quello coperto, quello bellissimo di badaloni, quello che i lavori dovevano terminare nel 2006), sputando tabacco da sotto il mio copricapo di lana blu compro un chilo di pesciaccio da zuppa, torno a casa e mi ritrovo solo davanti a quei bei pescetti che giuro è l'ultima volta che compro il pesce fresco da pulire.