martedì 30 dicembre 2008

non siamo mica ai caraibi

Qui c’è qualcosa che non torna.
Prima quasi due mesi di pioggia. Due mesi. Sessanta giorni in cui ha piovuto tutti i giorni, con qualche pausa di qualche ora o al massimo di un giorno. Sessanta giorni nei quali non abbiamo potuto fare una lavatrice tranquilla, in cui è stato tutto uno spostare panni da fuori a dentro, con cadaveri che ancora adesso stazionano sui termosifoni. Ora sono tre quattro giorni che è arrivato un freddo bestiale, di quelli che arriviamo a casa la sera piegati a metà, e poi per scaldarsi brodi e the e grappe.
Mi sono anche interrogata su questa cosa qua, del freddo, mi sono chiesta se non sia la solita percezione della solita siciliana che comunque per lei caldo è dai 40 in su e sotto i 10 comincia a rognare. Io odio il freddo, con tutto quel vestirsi e spogliarsi e rivestirsi e rispogliarsi. Che ppalle.
Poi c’è la storia del sapersi vestire. Non mi ricordo chi mi disse una volta che i meridionali si distinguono per questo: dopo vent’anni al nord ancora non si sanno vestire. Io appartengo alla categoria, senza ombra di dubbio. Sono sempre vestita troppo leggera. E’ una specie di incapacità di arrendersi all’evidenza, una ribellione allo status quo.
Ieri per esempio siamo usciti per pranzo. Dopo circa un’ora di indecisioni su cosa mi metto con cosa, sono uscita con la gonna e le calze, e sopra un maglione a maniche corte. Si proprio così, a maniche corte. Con poi sopra un cappottino leggero, con maniche aperte, pronte ad incanalare spifferi peggio della galleria del vento. Chiaramente dopo un minuto esatto di permanenza all’esterno ero completamente congelata.
Il primo inverno a Parma a gennaio mi presi una bella bronchite, con dieci giorni di febbre a 39 e ½. Mi ricordo che un vecchio geometra del mio ufficio, quando poi tornai al lavoro, mi spiegò che di notte, per evitare di stare male per il freddo, mi dovevo mettere una sciarpa attorno alle reni, che se sono calde le reni poi il corpo piano piano si riscalda. Era vero.
E adesso siamo qui a Livorno, ad esplorare tutti i segreti del libeccio e del grecale. Ora, a qualunque livornese io abbia chiesto, subito ha risposto che non è sempre così, che questo è un freddo eccezionale. Speriamo, anche se diffido dei pareri delle genti innamorate della propria città. Sono sempre parziali. No, perché io nel cambio di stagione ho anche buttato un vecchio piumino, di quelli neri un po’ lunghi che si usavano un po’ di tempo fa, dicendomi: tanto dove vado adesso non mi servirà più! Che devo fare?

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