lunedì 29 dicembre 2008

perde


L’altra mattina mi sveglio, mi alzo, e trovo r. già nello studio davanti al computer. Aria tetra. “L’acquaio perde” mi comunica deciso. “Ah” ribatto io vaga, per nulla desiderosa di addentrarmi in un ginepraio di prima mattina, senza manco avere bevuto il caffè. “Ma non c’è problema” prosegue lui, “ho già fatto la foto e l’ho spedita a f.” (*). Nel frattempo me la apre, la foto, e me la mostra. La guardo, e una sottile inquietudine mi attraversa. Non saprei bene come definirla, una sensazione alla brazil, il pensiero di un futuro in cui le cose rotte della propria vita, dolori ansie fallimenti, vengano immortalate in una foto, come questo povero acquaio, nudo di fronte a noi, in attesa che qualcuno le ripari. Alzo la testa e guardo r. Chissà se anche lui pensa le stesse cose. Vorrei chiederglielo, ma mi trattengo: essere strane è un diritto, non approfittarne è cortesia.

(*) f.=tipo dell’impresa che ci ha fatto i lavori NdR

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