allora è deciso, si passa alle cipolle. quelle dorate però, quindi niente cipollotti, cipolle bianche, niente tropea e niente niente porri.
dorate, solo dorate. del resto ci servono le bucce.
l'argomento è chiaramente sempre quello, come tingere le stoffe per rifoderare le poltrone ed il divano.
il problema è, mi spiega mia madre, portatrice sana di complicatissimi problemi, che le stoffe sono di cotone, e quindi assorbono tanto. e di bucce ce ne vogliono veramente tantissime.
ah, commento, vedendo già l'ostacolo come insormontabile. ma io c'ho pensato, mi fa, io e tuo padre andiamo un paio di volte alla settimana al mercato qui vicino, e glielo chiediamo, a quelli che scaricano le cipolle, se alla fine spazzano un pò il fondo del camion e ci danno le bucce a noi.
semplice, no? e che ci vuole?
ora, penso io, il mio rapporto con mio padre è sempre stato quello che è stato, mi ci manca solo che lo faccio andare in giro con mia madre e le sue bizzarre gonne a cercare bucce di cipolle su e giù per i camion del mercato.
aggiungasi che mio padre è 1. uno stimato professore di storia e filosofia in pensione 2. uno stimato politico con carica in vista lasciata di recente, nonchè partito scioltosi nell'ultimo fango elettorale. tutto veltroniano, il fango intendo.
mescolasi che c'è la crisi economica, la recessione, la paura globbale per il buco dell'ozono e il vuoto nel cervello di sara palin.
concludasi con il fatto che la città è piccola, la gente mormora, e non è che la mia famiglia abbia sempre goduto di fama di sanità mentale. meritata, tutta meritata, lo so.
insomma, ti giri e ti rigiri, e ci metti niente a ritrovarti con lo stimato professore tutto sigaro e marx trattato come mario der riovero (notare il fine riferimento labronico, indice di progressivo inserimento socio-culturale nella ridente cittadina NdR).
dietrofront allora, alle cipolle dobbiamo rinunciare. come sempre, chi ha un'idea si faccia avanti.
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