Dalla settimana scorsa nessuna cronaca. No. Nessuna foto. Manco una piccola piccola.
Come dire. Ci sono giorni possibili, altri solo immaginabili. A volte. Altri invece no. Altri invece arrivi a casa, dopo una settimana che non la vedi, e trovi un disastro. O quantomeno, forse così sembra a te.
Insomma siamo arrivati sabato scorso, e io per la prima volta sono entrata e non ho visto casa mia come sarà, con il parquet le pareti bianche e il piccolo soppalco in ingresso appena entri.
Ho visto solo un gran casino, carriole, cemento, tracce degli impianti parzialmente chiuse, travi da sabbiare, muri storti, polvere, macerie.
Insomma. E dire che ci dovrei essere abituata. In qualche modo è anche il mio lavoro. So che arrivi in cantiere e ti sembra che niente vada avanti, che tutto sia mezzo cominciato mezzo no, che non si arriverà mai a un punto. Ma nonostante questo mi sono depressa, e innervosita, e non solo io.
Insomma ce ne siamo andati in fretta, dopo solo un’oretta di giretto, mesti mesti verso casa.
Ce ne siamo andati via subito, ci siamo rimessi in macchina e ce ne siamo tornati in Padania, senza neanche andare a mangiare la pizza che ci piace, in quel posto là, nella piazza, tutto verde acqua anni ’60 dove paghi due pizze come fosse una.
Non avevamo voglia, per quel fine settimana di essere quel ryo e quella vica lì, quelli che hanno una casa che più che in via di ristrutturazione sembrava in via di demolizione.
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1 commento:
è il punto di svolta; una volta doppiato il capo, il vento è a favore.
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