Come entrate voi in bagno?
Aprite la porta, due passi dentro, tendete la mano, accendete la luce, chiudete la porta?
Oppure, accendete la luce, aprite la porta, due passi dentro, chiudete la porta?
La differenza sembra poca, ma a me paiono due scuole di pensiero.
Certo, la prima soluzione è più pratica, più pragmatica, è da persone che fiduciosamente percorrono il luminoso sentiero della vita: loro PRIMA accendono, e POI entrano.
Ma sinceramente a me piace più la seconda. Volete mettere? entrare al buio, magari di notte, cercare a tentoni l’interruttore... è più misterioso, incerto, romantico. Varchi la soglia e guardi avanti, e fra un bidè ed un lavabo per un attimo ti sembra di intravedere anche lei, la linea d’ombra. Certo, anche insidioso, lo so, lo ammetto, una vera trappola per mignoli di piedi scalzi.
Ma c’è di più. A me quella luce fuori dal bagno mi mette ansia. Per lui. Per il bagno. Se poi qualcuno per sbaglio o per diletto accende la luce da fuori e passa via, cosa succede a lui, al povero bagno? Se ne resta tutto solo e illuminato, utile a nessuno. E’ umiliante secondo me. E che dire poi delle altre stanze? Perché non accendere allora il salone dal tinello, la cucina dall’ingresso, lo studio dal salone? Perché non accendere l’ingresso dal pianerottolo?
Ma tanto è una battaglia persa. Mi sa che il mio amato etc etc, che della sua presunta razionalità fa vessillo con il quale si avvolge, non si appassiona al lato oscuro (ma non era dark? ndEtcEtc).
E oggi abbiamo stabilito che gli interruttori del bagno staranno fuori.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento